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La diagnosi precoce di autismo in una app


Nei disturbi dello spettro autistico una diagnosi precoce rappresenta uno dei pilastri per l’intervento educativo, in quanto una terapia tempestiva in un bambino ha dei profondi benefici per il ragazzo e l’adulto che egli diverrà. 
Secondo l’Osservatorio Nazionale italiano per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico l’età media della diagnosi nel nostro paese è tra i 4 e i 5 anni.
E se tale età potesse radicalmente calare con una diagnosi emessa entro i 12 mesi?
Potrebbe portare a un rilevamento più precoce e quindi a un trattamento migliore?
Tali quesiti trovano risposta nella concretezza in un’app, la “Earlysee”.

Tale progetto è stato lanciato a marzo 2014 presso la facoltà d’informatica e ingegneria dell’università di Buffalo, negli Stati Uniti, con lo scopo di sviluppare uno strumento gratuito (l’app si scarica gratuitamente dalla piattaforma di Google Play store), ampiamente accessibile, per poter valutare il rischio di autismo in bambini di 12 mesi.
Con tale strumento si diminuisce l’età della diagnosi e della successiva presa in carico.
COME FUNZIONA L’APP?
La telecamera del cellulare rileva elementi specifici del bambino mentre guarda un video di 40 secondi in cui sono inseriti alcuni stimoli visivi.
Uno degli elementi interessanti di tale strumento consiste nel fatto che l’ambiente in cui è svolto è assolutamente naturale per il bambino.
Successivamente la registrazione sarà inviata al centro di ricerca universitario per la valutazione. 
Attraverso l’analisi multidimensionale di elementi fisici come l’espressione facciale, lo sguardo fisso, i movimenti oculari, le emozioni e le reazioni del bambino è possibile svolgere una diagnosi oggettiva per il rischio di autismo nel soggetto valutato.
La risposta di tale valutazione sarà inviata entro due o quattro settimane.
I ricercatori affermano che l’app e la successiva valutazione ha un tasso di accuratezza del 97%, sottolineando che essa non è sostitutiva rispetto ai test clinici utilizzati per la diagnosi ma rappresenta una nuova modalità da utilizzare in primo luogo dai genitori che diventano ancora una volta attori attivi nel percorso del proprio figlio.
                                                                                                                               Dott.ssa Cristina Basso
EDUCATRICE

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