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Nuovi scenari nella ricerca sui BIOMARKERS dell’autismo

Individuare tutta una serie di caratteristiche biologiche dette biomarcatori rappresenta l’ultima frontiera in tema di diagnosi precoce nell’autismo. Recenti ricerche ampliano la nostra conoscenza di questo tema.


La diagnosi di Disturbo dello spettro autistico (ASD) avviene attraverso questionari rivolti ai genitori e per mezzo di una attenta osservazione da parte dei clinici di una serie di sintomi eterogenei, misure queste prettamente soggettive che spesso ritardano la formulazione di una diagnosi precoce ed attendibile.

L’obiettivo a lungo termine di ricercatori e clinici che lavorano sul campo sarà quello di sostituire queste misure soggettive con altre più oggettive chiamate " biomarcatori ", ossia individuare tutta una serie di caratteristiche biologiche (biomarcatori nel sangue e nelle urine, danni alle proteine plasmatiche, mutazioni genetiche) che permetterebbero una diagnosi più precoce e dunque trattamenti più tempestivi
Anche se una lunga lista di geni sono stati individuati dai ricercatori come fattori di rischio nell’autismo, queste novità in capo biologico devono ancora apportare benefici nel campo diagnostico.

Le categorie diagnostiche attuali non si adattano in modo affidabile alla biologia di base di un individuo, evidenza che riscontriamo quotidianamente anche nella nostra realtà, di fatto due persone con diagnosi di autismo possono avere diversi fattori di rischio genetici e differire anche nelle loro caratteristiche comportamentali, ad esempio una persona autistica con mutazione nel gene CDH8 mostra caratteristiche diverse rispetto a chi presenta una mutazione nel gene SCN2A.

Un gruppo di ricercatori del Child Mind Institute di New York sta lavorando per ampliare la lista di questi “biomarkers”.
L’ampio set di dati trans-diagnostici che stanno cercando di raccogliere comprende una vasta gamma di dati biologici, cognitivi, di imaging cerebrale e comportamentali, alcuni dei quali vengono catturati in tempo reale da dispositivi portatili come smartphone e Fitbit (orologi da polso che misurano il sonno, la frequenza cardiaca, la respirazione, i movimenti, l'attività fisica, i livelli di stress e le vocalizzazioni di una persona in tempo reale).

I dati arriveranno in parte dagli strumenti tradizionali come l'imaging cerebrale, il tracciamento oculare, i test del sangue e della saliva e il sequenziamento dei geni, altri verranno raccolti anche dai dispositivi sopracitati.
Si auspica che la combinazione dei dati raccolti con i vari strumenti possa trasformare da una parte la precisione e l'affidabilità con cui i clinici valutano determinate caratteristiche, dall’altra migliorare notevolmente la comprensione della funzione cerebrale dei soggetti autistici e dunque aiutare ad identificare nuovi biomarcatori.
Dott.ssa Giulia Rosato
EDUCATRICE

BIBLIOGRAFIA
  1.       Milham M.P. et al. Depress. Anxiety 34, 578-587 (2017) PubMed
  2.       Alexander L.M. et al. Sci. Data 4, 170181 (2017) PubMed

Per l’articolo completo in lingua originale visita il sito: https://www.spectrumnews.org/opinion/viewpoint/break-new-ground-search-autism-biomarkers/

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